FOTOSTRUTTURA (1968)

Osservando i disegni-progetto della Città Fantastica eseguiti negli anni Sessanta, si vede come Fogliati desiderava costruire un Tempio della luce, che doveva essere un ambiente interno nel quale raccogliere la luce del sole e manipolarla creando una scultura di luce tridimensionale o Fotostruttura.

La realizzazione in dimensioni espositive di questa idea è l’opera Fotostruttura la quale presenta un disco di alluminio bianco (diametro circa 20 cm.) posto orizzontalmente e collegato ad una struttura meccanica che lo mette in oscillazione sulla propria verticale per una corsa pari a circa 10 cm.

La velocità di oscillazione è alta, in modo da non permettere alla vista di seguirne il movimento alternato; si creerà così la visione di un cilindro trasparente (base 20 cm., altezza 10 cm.). Un’immagine luminosa è proiettata dall’alto su tale schermo oscillante; questo la riflette in ogni punto dello spazio coperto dal suo movimento verticale alternato. Ed è proprio in questo modo che l’immagine viene sviluppata tridimensionalmente all’interno di questo cilindro trasparente ed immateriale dando luogo ad una scultura di luce tridimensionale sospesa nel vuoto (la Fotostruttura).

Con quest’opera Fogliati dimostra veramente l’utilizzo radicale dell’energia luminosa non usata per illuminare semplicemente un ambiente o un oggetto ma utilizzata nella propria essenza e “consistenza” allo scopo di creare vere sculture di pura luce.